virrìna
virrìna (Il viaggio era appena principiato che venne subito interrotto dallo squillo del telefono. Gli parse che quel suono gli trasisse, come una v., dentro un orecchio per nèsciri dall’altro, trapanandogli il cervello) [verrina, succhiello; trapano; a v.: a coda di porco, a chiocciola; “la corte interna venne coperta tutta e se ne ricavò un terrazzo al quale s’acchianava con una scala a virrìna, a coda di porco” RG 209; “La sensazione era quella di una virrina, di un trapano a mano che principiava a fatica a spirtusargli il ciriveddro. E faciva la classica rumorata della virrina ad ogni giro: zir... zir... zir...” VA 237; “virrina1 f. […] organo sessuale del maiale. 2. succhiello, verrina. […] grosso attrezzo a forma di succhiello adoperato per fare nel terreno le buche dove saranno piantate le viti […] trapano” (Piccitto). Roberto Alajmo impiega e spiega il termine, aggiungendo una paretimologia che fa riferimento ai costumi e alle mentalità popolari: “Lo Zzu si porta il dito indice alla fronte, accennando a ruotarlo ritmicamente, a destra e sinistra. – C’ho una virrina, qua. Si chiama virrina, in dialetto, il trapano a mano. In senso lato, può significare tarlo o rodimento. Deriva dalle Verrine, le orazioni che Cicerone scrisse, e in parte pronunciò, come atto d’accusa contro il governatore Verre, che in Sicilia aveva rubato tutto quello che poteva rubare, con una spudoratezza a tutt’oggi insuperata. L’accezione più corrente della parola virrina è quella di inquisizione, fastidio, insistenza. Dal che si capisce che adottando il termine nel loro dialetto, i siciliani compativano il povero Verre più di quanto apprezzassero la retorica giustizialista di Cicerone, che ricambiò definendo i siciliani «gente di ingegno acuto e sospettoso, nata per le controversie». Malgrado il suo ruolo di difensore del popolo isolano, aveva capito con chi aveva a che fare. Ma il discorso sarebbe lungo” R. Alajmo, Io non ci volevo venire, Palermo, Sellerio, 2021, pp. 49-50. Alla voce ‘virrina’ il VSES, insieme al significato, indica l’etimologia: “virrína s. f. ‘succhiello’ (1348), è voce di area cal., tosc., lig., piem., prov., cat. (da qui in Sardegna), sp. e port., con ogni probabilità dal lat. vĕruina, der. di vĕru ‘spiedo da lancio; in Sicilia la parola pare indigena” A. Varvaro, Vocabolario storico-etimologico del Siciliano VSES, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, Strasbourg, 2014, ad vocem. Max Leopold Wagner, formulando nel Dizionario Etimologico Sardo la voce berrína, conferma il significato e propone una differente etimologia: “berrína log. e camp.; barrína camp., ‘trivello, succhiello’ […]. La voce può, insieme coll’ital. verrina e il cat. barrina, derivare dal lat. verrinus da verres con allusione all’atto sessuale del verro e la sua somiglianza con la funzione dello strumento”; di seguito M. L. Wagner cita il Corominas che “s. v. ‘barrena’ non esclude questa ipotesi, ma si decide poi, in vista del balear. ‘barrena’ per veruina” M. L. Wagner, Dizionario Etimologico Sardo (DES), Heidelberg, Carl Winter Universitätsverlag, 1960, ad vocem: in ogni caso, tra le responsabilità del famigerato Gaio Licinio Verre non c’è quella di aver dato il nome alla virrìna] LM 9, 45.