Fiannaca, Paolo
Fiannaca, Paolo (Paolino, onorevole, avvocato, presidente della Società di Mutuo Soccorso Onore e Famiglia) [Le diverse caratteristiche professionali di Paolo Fiannaca generano una scena divertente, anche se carica di tensione, centrata sul dialogo con Minicuzzo Adornato che, all’inizio del colloquio, non capisce il senso della domanda: “Con chi vuole parlare lei?”. Solo entrando gradualmente nella logica dell’altro, Minicuzzo capirà di non voler parlare con l’avvocato, né con l’onorevole, bensì col presidente della Società di Mutuo Soccorso: il che, pur trattandosi sempre della medesima persona, comporta la necessità di uscire dallo studio dell’onorevole, per dirigersi verso quello del presidente. Un accorgimento teatrale basato sul gioco delle parti, su un personaggio che ha più ruoli in commedia: dal che derivano complessità scenografica ed effetti comici. Pare di cogliere, nell’episodio, l’eco di una battuta di Giovanni Verga riportata da Vitaliano Brancati: e il filtro di Brancati è un primo moltiplicatore di significati. Il secondo è dato dalla lingua siciliana, con la quale l’autore dei Malavoglia si rivolge a “Francesco Guglielmino, attualmente professore di letteratura greca nella R. Università di Catania, e poeta dialettale di rara forza”: “«Parru a Guglielminu amicu o a Guglielminu giurnalista?» domandò Verga con la faccia aggrottata. «A Guglielminu amicu»”, V. Brancati, Lettere al direttore (1937-1938), in Id., Opere 1932-1946, a cura di L. Sciascia, Milano, Bompiani, 1987, p. 127. Fatta la domanda, e avutane risposta, Verga, “sempre in siciliano”, spiega all’amicu perché non scriverà mai La duchessa di Leyra: “la gentuccia sapevo farla parlare, ma questa gente del gran mondo no” (ivi, p. 128), e Brancati commenta: “La sua poesia [di Verga] consisteva in quei sentimenti immediati che si esprimono nel linguaggio immediato dei siciliani incolti”; nei Piaceri, Brancati amplia la citazione verghiana: “Non scriverò mai la Duchessa di Leyra. La gentuccia sapevo farla parlare, perché dice la verità. Questa gente, no. Essa mentisce due volte, quando parla” V. Brancati, I piaceri (1943), in Id., Opere 1932-1946, cit., p. 675. La qual cosa, come si capisce, ci rimanda al dialogo tra Fiannaca e Minicuzzo, agli altri umili personaggi del vasto teatro camilleriano] BP 163-168, 219, 223, 224, 230.