ferribotto
ferribotto (pochi minuti prima che parta il ferribotto che mi porterà in continente) [ferry-boat; “ferribottu m. ferry-boat, traghetto. Anche […] farabbuòttu […] farrabbuttu […] ferrabbotti […] ferrabbuòttu […] ferrubbottu” (Piccitto); “Gli era scoppiata là, a Boccadopa e compagni, tutta quella ambascia del mare da passare: e questo, in conseguenza di un incontro strano, per non dire fenomenale, che lui e loro, anche se separatamente, avevano fatto con una piccola comarca di femminote, straviate lassòpra, che sarebbe come dire il Polo Nord per esse, dal loro verso e direzione abituali, che non furono mai di salire per Calabria, ma di scendere e passare mare per Sicilia, dato che il loro stile di vita, stile mascolo cioè di buscarsi la vita, consistette sempre in arraffamento di sale franco a Messina e in ’spedienti per passarlo in Calabria senza pagare dazio, sotto l’occhio di finanza e questura, fra manovre di treni e imbarco di vagoni, fra molo e ferribò, arrivi e partenze, merci e passeggeri, colli e bagagli, finestrini e staffe, scambi e respingenti, latrine e stive, ponti e scalette, vapori di locomotive e fischi di sirene.” S. D’Arrigo, Horcynus Orca, Milano, Mondadori, 1975, p. 12; “Dopo un po’ che camminavano, difatti, sembrò ripigliare tutta, o quasi tutta, la sua lucidità di mente, respirando aria di mare: perché, all’inizio della passeggiata, camminarono lungo il molo, rasente ai reticolati, e poi entrarono nella Stazione Marittima, passando per la zona dei ferribò, accanto alle invasature subissate dai bombardamenti, ai vagoni ferroviari sventrati, ai binari strappati da terra e gettati, tutti storti, per aria” ivi, p. 1244] CTL 247.