criata¹
criata¹ [serva; “Criata: è la servente di casa: dallo spagnolo criado, servo. La criata sparrittera: sonetto celeberrimo di Martoglio dove una domestica sparla dei padroni” FF1128. “seppe dalla criata Cicca” SC 25; “sapendo dalla criata” SC 81; “Tornò la criata” BP 202; “a controllare cosa la criata intendesse” CT 187; “la criata, la serva” LM 76; “a favore della criata Catarina” MC 37; “fece la criata” MC 44; “disse la criata” RG 119; “la criata aveva minne tanto grosse che parevano dù muluna d’acqua” (PRM 11); “la criata Gersumina” (PRM 12). “Fino a pochi anni addietro li chiamavano, con parola spagnola, criati” (L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra, 1956, in Id., Opere 1956-1971, Bompiani, 1987, p. 102); “mandando la «criata» (la serva: con parola spagnola e spagnolescamente” (L. Sciascia, Occhio di Capra, Einaudi, 1984, p. 36); “Battista, un ragazzo di quattordici anni, napoletano, venuto a Palermo come «creato» della famiglia Rojas” (L. Sciascia, Cronachette, Sellerio, 1985, p. 10); “la «criata» (la serva: con parola spagnola, e spagnolescamente” L. Sciascia, Kermesse, Sellerio, 1982, p. 18; “come è di giusto per la «criata» che sono di casa Alfallipe” S. Agnello Hornby, La Mennulara, (2002) Feltrinelli, 2018, p. 11“Il criato era appena giunto” (V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto marinaio, Einaudi, 1976, p. 8); “criato, nel tempo dell’està” (V. Consolo, Nottetempo, casa per casa, Mondadori, 1992, p. 64); “Criata, o vasata o pizzicata” (S. Agnello Hornby, La zia marchesa, Feltrinelli, 2016 (2004), p. 60] FF 49, 61, 71, 104; SC 25, 81; BP 202; CT 187; LM 76; BFC 41, 42, 49, 50, 179.