Abento

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Note lessicali

Abento

[parole chiave: ‘abento/abbento; dare’]

Nelle opere di Andrea Camilleri, il termine ‘abento’ –  col significato di riposo, requie, tregua, quiete, sollievo – è presente dal 1995 del Birraio di Preston, fino al 2018 del Metodo Catalanotti: “Tuppiavano sempre, senza dare tempo di pigliare abento” BP 64; “da quel momento Montalbano non ebbe più abento” MM 351; “E la svedese, con fìmmina malizia, non gli dava abento” AM 218; “e l’omo poté pigliare abento” RG 16; “Non aveva abento” RG 104; “Ma ora chi aveva per darle abento e friscura?” RG 105; “Ma la fìmmina s’innamora del picciotto, non gli dà abento, è gelosissima, comincia a fargli scene macari davanti a stranei” PM 292; “Meno mali che c’era vossia, patre, che mi diede abento livandomi gli abiti, quasimenti morivo assufficata” PRM 151; “forsi arrinisciva a darsi abento da sulo” PRM 262; “da cinco e passa jorni sinni stava nella sò casa di campagna allocata tra Vigàta e Montereale per pigliarisi tanticchia d’abbento doppo un’intensa attività politica” LC 41; “Pri sempio, cantava la storia di dù piscispata che erano ’nnamurati di ’na delfina e le stavano sempri appresso, non le davano abento” MMU 130; “Subito doppo arrivaro ’na decina di cannunate una appresso all’autra senza dari abento” MMU 146; “Doviva ’nzunzuniarlo senza riposo, non gli dava abento” CV 260; “un colori appresso all’altro, senza ’na pausa, un momento di respiro, non le danno abento” RIP 14; “Come aviva previsto, Tommaseo si sarebbi ghittato supra alla pista delle picciotte preciso ’ntifico a un cani affamato darrè all’osso e non le avrebbi dato abento” COV 162; “Lo squillo ’nsistiva, non gli dava un momento di abento” MCAT 10.

Il Tommaseo-Bellini spiega il termine come: “Quiete, Riposo”; dice che si tratta di “Voce viva in Sicilia” (ad vocem), e cita gli autori della scuola poetica siciliana (ma c’è anche il toscano Cecco Angiolieri) che ne hanno fatto uso: fra i più noti, Cielo d’Alcamo, con i versi: “Non aio abento notte e dia, / penzando pur di voi, Madonna mia”.

Margherita Spampinato Beretta, curatrice dell’edizione di Rosa fresca aulentissima ch’apari inver’ la state nell’edizione mondadoriana de I poeti della scuola siciliana, commenta: “abento: sic. aviri abentu ‘avere requie, riposo’ ed elenca i poeti, a cominciare da Giacomo da Lentini, che questo sostantivo hanno di frequente impiegato nelle loro composizioni (Cielo d’Alcamo, Rosa fresca aulentissima ch’apari inver’ la state (dopo il 1231), a cura di M. Spampinato Beretta, in I poeti della scuola siciliana, edizione critica con commento diretta da Costanzo Di Girolamo, Milano, Mondadori, 2008, vol. II, pp. 513-556).

Il Moroldo, oltre Camilleri, tra quanti utilizzano il termine cita i seguenti autori: Vincenzo Consolo, Silvana La Spina, Evelina Santangelo

Troviamo ‘abento’ anche in Brancati: “Non ne avete abento, voi!” V. Brancati, Il vecchio con gli stivali (1944), in Id., Opere 1932/1946, a cura di L. Sciascia, Milano, Bompiani, 1987, p. 845; “A me, sì, che sono vecchio, non mi danno abento” V. Brancati, Il bell’Antonio (1949), in Id., Opere 1947/1954, a cura di L. Sciascia, postfazione e apparati di D. Perrone, Milano, Bompiani, 1992, p. 23 (g.m. novembre 2020).