Con Il birraio di Preston i dialetti irrompono nella pagina camilleriana, rendendo più complesso (e affascinante) il lavoro di chi compila il CamillerINDEX.
Possiamo dire (semplificando, per brevità) che fin qui, infatti, avevamo un’unica lingua camilleriana, il vigatese, composta da parole ed espressioni italiane che includevano parole ed espressioni attinte dalla lingua siciliana (la maggior parte dei termini sono rintracciabili – sia pure con variazioni ortografiche – nei dizionari classici, a cominciare da quello del Mortillaro), dall’idioletto familiare e dalla creatività linguistica dello scrittore che, partendo da tale base, in certi casi conia suoi neologismi.
Qui Camilleri sperimenta la riproduzione dell’interferenza linguistica (l’italiano tedeschizzato dell’ingegner Hoffer); l’espressività popolare (evidente in alcune lettere anonime); le diverse dialettalità (romanesco, toscano, piemontese, milanese), che preludono al più ampio impiego del genovese ne La mossa del cavallo; le parole (ad esempio il romanesco burino) di origine dialettale ma ormai largamente diffuse e incluse nei dizionari italiani, che quindi Camilleri può impiegare senza attribuirle necessariamente a un parlante proveniente da una specifica zona zona (e senza che qui debbano essere marcate con l’indicazione della provenienza); gli intarsi ottenuti con parole attinte dal lessico latino o dalle lingue contemporanee (tedesco, francese) che annunciano il successivo e più ampio impiego dello spagnolo (Il re di Girgenti, La rivoluzione della luna).
Comincia, perciò, ad apparirci necessario l’uso di abbreviazioni che segnalino le diverse scaturigini, ovviamente senza dimenticare il divertito ghiribizzo di un Autore che esercita la sua creatività non solo sul materiale linguistico patrio: nella Nota a Il re di Girgenti Camilleri, ad esempio, con fare sornione, parla dei suoi “azzardi spagnoli” (A. Camilleri, Il re di Girgenti, Palermo, Sellerio, 2001, p. 448) che dichiara essere stati corretti da Angelo Morino: ma, a quanto è dato di capire, il ‘correttore’ ha avuto solo in parte la facoltà di intervenire, perché anche nei confronti dello spagnolo la libertà creativa dell’Autore ha rivendicato i suoi diritti.
Ciò valga come avvertenza: le parole appartenenti alle lingue cui fa riferimento il successivo elenco non di rado sono state sottoposte a un processo di camillerizzazione, per cui solo orientativamente possiamo parlare di tedesco, romanesco, piemontese, toscano, ecc.: Camilleri si riserva sempre il diritto di intervenire a modo suo, modificando parole ed espressioni, secondo proprie regole di ortografia e pronuncia. Ciò vale per le lingue straniere, come pure, se per comodità volessimo distinguerli, per l’italiano e il vigatese; i confini tra tali espressioni sono alle volte marcati, altre sottili e difficilmente distinguibili: anche perciò si è scelto di usare l’abbreviazione ‘vig.’ solo nei casi di vocaboli omografi rispetto all’italiano; per il resto lasciando alle glosse (e all’intelligenza dell’utente) di distinguere volta per volta. Si è, infine, utilizzata l’indicazione ‘pop.’ – tanto per l’italiano, quanto per il vigatese – volendo in tal modo distinguere le parole dei semicolti cui Camilleri fa ricorso, ad esempio, nel caso rappresentato dalle lettere anonime o dai biglietti scritti da Adelina. Caso a sé – e quindi meritevole di un’apposita segnalazione– sarà la lingua di Catarella (‘catar.’) che di diritto rientra tra i fenomeni della creatività linguistica, particolarmente per la deformazione onomastica.)
Va ribadito che il CamillerINDEX è, essenzialmente, un repertorio delle voci camilleriane, compilato in maniera per quanto possibile completa relativamente ai termini e alle espressioni plasmate sul dialetto siciliano (o derivanti dall’idioletto familiare), ai quali è stata dedicata una particolare cura, giungendo, in molti casi, a sviluppare la comparazione con altri autori che nelle loro opere impieghino i medesimi vocaboli. L’intento è quello di mostrare come, anche in questo caso, Camilleri non segua un’ispirazione naïf, ma inventi un idioma filtrandolo attraverso il vaglio di una vastissima tradizione letteraria che si è espressa tanto nell’oralità, quanto nella scrittura.
Per le altre lingue e per i dialetti cui Camilleri fa ricorso, ci siamo limitati a indicare occorrenza e significato delle singole voci.
Quanto ai termini appartenente alla lingua italiana, invece, la selezione non può che essere soggettiva, e tuttavia orientata dai seguenti principi-guida: includere parole ed espressioni tipiche del lessico dello scrittore e ricorrenti nelle sue opere; offrire la spiegazione di voci poco note e/o desuete; sottolineare le ascendenze letterarie di termini che – come avviene nel caso di grasta – possono essere considerati dialettali, ma hanno illustre collocazione nella letteratura italiana.
catar. linguaggio di Catarella fr. francese genov. genovese interf. interferenza it. pop. italiano popolare lat. latino milan. milanese roman. romanesco piem. piemontese sp. spagnolo ted. tedesco tosc. toscano ven. veneto vig. vigatese vig. pop. vigatese popolare