Scatasciare e scatàscio
Scatasciare e scatàscio
(scatasciò, scatasciante, scatasciandosi, scatascia)
[parole chiave: ‘scatasciare, scatàscio; truniata, temporale’]
Il VSES spiega il verbo scatasciári con il significato primario di “cavar la bozzima”; “disfare il già tessuto”; “scuocersi, della pasta che per essere troppo cotta o per essere rimasta troppo a lungo nel piatto assume un aspetto colloso, simile a quello della bozzima”. Poi aggiunge: “rivelare, spifferare, spiattellare”; “uscire dai gangheri, dare in escandescenze”; “ridere a crepapelle”; “piovere a dirotto”; “dissodare un terreno”; “far cilecca, di fucile che si inceppa e della persona che lo maneggia”; “scoscendersi del terreno”; “sobbalzare, di un veicolo su una strada dissestata”; “procurarsi una storta”; “denunziare i complici”; “vomitar segreti”.
Anche il Piccitto attribuisce al verbo molteplici significati, e per quanto concerne scatasciàri1: “sbottare a dire, spiattellare ciò che si doveva o voleva tener nascosto, dopo avere a lungo resistito alla tentazione di dire quanto era di propria conoscenza: […] quannu un ni potti cchjù cci statasciài tutticosi quando non potei più trattenermi gli spiattellai tutto ciò che sapevo”; “uscire dai gangheri, dare in escandescenze”; “gerg. confessare, vuotare il sacco, di chi spontaneamente o in seguito ad interrogatorio rivela al magistrato i fatti ammettendo le proprie responsabilità”; “cantare, denunciare i complici, fare la spia”; “ridere a crepapelle”; “s. a-ssugghjuzzu scoppiare in singhiozzi”; “piovere a dirotto”.
Camilleri, che impiega il verbo in molte delle sue opere, gli attribuisce il significato di ‘scoppiare’ (come egli stesso glossa nella Concessione del telefono); ‘perdere la pazienza o il controllo’, ‘sbottare’, ‘dare in escandescenze’, ‘esplodere, per una forte tensione, con parole e atteggiamenti violenti’; ma anche ‘precipitarsi velocemente’; in una occorrenza, il verbo è transitivo e regge il complemento oggetto “pugno” (RG 55).
“Appena l’ebbe a tiro, il parrino scatasciò” BC 85; “una truniata più scatasciante delle altre” BP 9; “la folla ne approfittò, scatasciandosi di colpo all’aperto” BP 193; “«Che le devo dire? Sta calmo due o tre giorni e poi, di colpo, scatàscia». «Prego?». «Scoppia. Si mette a dare i numeri, letteralmente»” CTL 43; “Una notte scatasciò un temporale di mala intenzione, un vento arraggiato alzava onde altissime che parevano decise a portarsi a mare l’intero paese” SVD1; “Hortensio gli scatasciò un pugno in faccia con tutta la forza che aveva” RG 55; “«Ma lei che ci ha al posto del ciriveddro, ricotta?» scatascia il professore” PT 92; “Montalbano esaurì la mità delle sò energie a starisinni fermo, muto e a non scatasciare” AS 148; “Ciccio scatasciò in una gran risata” PE 54; “La professoressa una matina non si tenne più, scatasciò e, perso il controllo, lo spiò, in classe, allo stesso Jacolino. Tremava tutta per la raggia, faceva ’mpressioni, pareva che da un momento all’altro le pigliava il sintòmo” PE 96; “«Ma che voliti tutti da mia?» scatasciò Giurlà tra scantato e piatuso” SON 184; “Catarella scatasciò” SA 23; “«Sunno ’gnoranti e analfabetici!» scatasciò Paolino Marchia che aviva come titolo di studdio la terza limentari” TAR 57; “Per un attimo, Pasquano ristò senza paroli, po’ scatasciò” LL 155; “Don Alterio battì un pedi ’n terra. Ci voliva nenti a farlo scatasciare” RIL 83; “Consolata scatasciò” RIL 205; “Annarosa scatasciò” CF 147; “Era arrinisciuto fino a quel momento a non complicari le cose, ma quel nonno lo fici scatasciare” CAL 85; “A ’sto punto, il commissario scatasciò: «Ma non dica minchiate! Non se ne parla!»” CAL 185; “Allura Montalbano scatasciò” RIC 169; “Ma ’sta secunna è ’na categoria perigliosa assà, pirchì agliutti oggi, agliutti dumani, agliutti doppodumani, a un certo punto scatasciano, perdino la pacienza e addiventano pejo dei cornuti violenti” RIC 220.
Sempre per il VSES, il sostantivo scatásciu vale “denuncia”; “temporale”; “flusso d’acqua per l’irrigazione; “scasso, dissodamento molto profondo”; “terreno dissodato”.
Camilleri scrive scatàscio: “Dopo lo scatàscio, scese un silenzio piombigno” CT 174. Con questo termine indica il frastuono lacerante delle raffiche di mitra, indirizzate a Montalbano e al suo amico Gegè (g.m. novembre 2020).