mafalda
mafalda (a Roma si dice “rosetta”; sentì odore di pane appena cotto, entrò nel forno per comprarsi una «mafalda») [panino; “mafadda f. […] lasagna con arricciatura agli orli. 2. […] pane del peso di circa 150 grammi, di forma particolare. Anche […] mafàidda, […] mafalda, […] mafarda” (Piccitto); “Può anche apparire come il classico tipo cui metti in mano la sua mafalda con le panelle, e lo tieni tranquillo finché non avrà fatto tabula rasa fino all’ultima briciola, in attesa della mafalda successiva” S. Piazzese, La doppia vita di M. Laurent, Palermo, Sellerio, 1998 (2001), p. 89; “Il panellaro issava con le corde al piano superiore la materia prima e l’attrezzatura per friggere e da lì, tramite paniere, continuava a servire le sue mezze mafalde con le panelle caldissime” S. Piazzese, Il soffio della valanga, Palermo, Sellerio, 2002 (2003), p. 288] GM 80, 107.